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dacia, e abbi compassione alla mia necessitade. E vol-
gendo Ilarione la faccia, e volendo fuggire, quella ardita-
mente il tenne e disse: Perchè volgi la faccia? perchè
fuggi? non pensare che io sia femmina, ma ripensa la
mia miseria, e se pur m hai in orrore come femmina,
pensa che di femmina nacque il Salvatore. Soccorri dun-
que alla miseria mia, e non fuggire, chè non è bisogno il
medico ai sani, ma agl infermi. Le quali parole udendo
Ilarione ristette e dimandò della cagione della sua venu-
ta e del suo pianto. E poichè l ebbe intesa, confortolla e
disse che sperasse in Dio e partissesi, credendo ferma-
mente che Iddio in brieve la provvederebbe. Così fu.
Partissi la femmina, fedelmente sperando in Dio e nella
promessa d Ilarione; lo quale orando per lei, ella conce-
pette e fece un bel figliuolo, lo quale in capo dell anno
gli rappresentò, riconoscendolo da Dio e da lui. E que-
sto fu il primo de suoi miracoli. Un altra gentildonna
che avea nome Aristenete, tornando col marito e con tre
suoi figliuoli da visitare Antonio, come pervennero alla
città di Gaza, li figliuoli infermarono sì gravemente
d uno metrito che erano disperati dai medici. Vedeva
questa dolorosa madre tutti morire, e mirando ora l uno
e ora l altro, non sapea qual prima si piagnesse. E stando
così in questa afflizione, fulle detto come Ilarione mona-
co stava quivi presso in una solitudine; onde costretta di
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Domenico Cavalca - Le vite di S.S. Padri
tenerezza e pietà materna, dimenticandosi la pompa del-
la sua nobiltà, prese compagnia d alquanti servi e ancel-
le, e umilmente in su un asinello se n andò al deserto; e
trovando Ilarione, gittandoglisi a piedi con lacrime dis-
se: Io ti prego e scongiuro per lo clementissimo Gesù e
per la sua croce che tu mi renda tre miei figliuoli, li qua-
li sono già disperati da medici, visitandogli e orando so-
pra loro, acciocchè in questa terra d uomini pagani per
te sia oggi glorificato e magnificato Cristo. E rinunzian-
do Ilarione di ciò fare, e dicendo che non aveva in usan-
za d andare non solamente dentro alla cittade di Gaza,
ma eziandio fuori nelle ville, ma sempre lo suo stallo era
in cella o per lo diserto; quella gittandosi in terra comin-
ciò a gridare e dire: Ilarione, servo di Dio, rendimi li
miei figliuoli. E questa cotale parola repetendo più vol-
te, gridava e diceva: Antonio gli mi guardò in Egitto, e
tu gli mi guarda in Siria. E queste parole dicendo, pia-
gnea sì teneramente che tutti gli altri che erano con lei,
ed esso Ilarione medesimo provocò a piagnere. Che più
debb io dire? sì fu pertinace quella donna che non lasciò
Ilarione, nè quindi si partì insinochè egli non le promise
venire in Gaza la sera, posto il sole. E poi, come avea
promesso, venendo, e quelli infermi toccando, invocò lo
nome di Gesù Cristo sopra loro e incontanente per divi-
na virtù incominciarono a sudare sì fortemente che li lo-
ro corpi parevano tre fonti che gittassero acqua; e
aprendo gli occhi domandarono mangiare, e furono
guariti. E conoscendo la loro sanitade da meriti e
dall orazione d Ilarione con reverenzia gli baciavano le
mani, e Ilarione si partì. La qual cosa poichè fu saputa, a
turme correvano le genti a lui di Siria e d Egitto, e molti
se ne fecero cristiani; e di quelli che erano già cristiani,
lasciando lo mondo, in tutto diventarono monaci e di-
scepoli d Ilarione. E per questo modo si cominciò la vita
monastica in quella contrada, che insino a quell ora nè
in Palestina, nè in Siria nullo aveva tenuto vita monasti-
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Domenico Cavalca - Le vite di S.S. Padri
ca, se non Ilarione. Erano dunque siccome due principi
del vittorioso re Gesù Cristo, Antonio già antico in Egit-
to, e Ilarione giovane in Siria, li quali per lui combatten-
do contro alle demonia e contro le peccata, molti ne ri-
dussero alla fede di Cristo. Una femmina che era stata
cieca per anni dieci e per poter guarire aveva consumato
e speso ogni cosa ne medici, essendogli menata dinanzi,
dimandogli misericordia e sanitade; alla quale Ilarione
rispose: Se quello che tu hai dato a medici, avessi dato
a poveri, lo vero medico Gesù Cristo t avrebbe guarita.
E poi costretto per le sue grida e preghi, sputolle negli
occhi e fu alluminata, seguitando in ciò lo suo Signore e
maestro Cristo, lo quale collo sputo alluminò lo cieco
nato. Stando un pagano della città di Gaza, lo quale era
guidatore di carri nelle battaglie, sopra un carro, fu per-
cosso dal diavolo, sicchè tutto inrigidette in tal modo
che nè mani nè capo, se non la lingua, poteva menare; il
quale essendo menato innanzi a Ilarione, e pregandolo
che  l guarisse, disse Ilarione: Sappi che tu non puoi
guarire, se tu non credi prima in Gesù Cristo e prometti
di non fare più l arte di prima; cioè di governare li caval-
li de carri nelle battaglie, secondochè allora s usava. La
qualcosa quegli udendo, illuminato dentro da Dio, cre-
dette e promise come Ilarione gli disse, e fu guarito
dell anima e del corpo.
CAPITOLO IV
Di certi indemoniati che liberò, e come diede vittoria al cri-
stiano contro al pagano.
Un fortissimo giovane era nelle contrade di Gierusa-
lem che aveva nome Mersica, lo quale era sì forte che
portava addosso per lunga via quindici moggia di grano,
e questo si reputava a grande gloria che portava più che
i somieri. Or avvenne, come Iddio volle, lo demonio gli
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Domenico Cavalca - Le vite di S.S. Padri
entrò addosso, lo quale sì per lo demonio, e sì per la sua
naturale fortezza non poteva essere legato di tal cosa che
non rompesse ogni legame, eziandio le catene, ed ezian-
dio sì spezzava gli usci, quando fosse rinchiuso; ed era di
tanta rabbia, che a molti pur mordendo precise il naso, e
a cui l orecchie; per la qual cosa tutte le genti della con-
trada temendo la furia di costui, ragunandosi insieme, sì
 l presono e legaronlo di tante funi e catene che per for- [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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