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Egli mi rispose sorridendo: Non l ho fatto apposta.
Avrei dovuto credergli perché lo conosco; ma mi spiac-
que che sorridesse, e pensai: Oh! adesso che ha avuto
il premio, sarà montato in superbia! e poco dopo, per
vendicarmi, gli diedi un urtone che gli fece sciupare la
pagina. Allora, tutto rosso dalla rabbia: Tu sì che l hai
fatto apposta! mi disse, e alzò la mano, il maestro vi-
de, la ritirò. Ma soggiunse: T aspetto fuori! Io ri-
masi male, la rabbia mi sbollì, mi pentii. No, Coretti non
poteva averlo fatto apposta. È buono, pensai. Mi ricor-
dai di quando l avevo visto in casa sua, come lavorava,
come assisteva sua madre malata, e poi che festa gli ave-
vo fatto in casa mia, e come era piaciuto a mio padre.
Quanto avrei dato per non avergli detto quella parola,
per non avergli fatto quella villania! E pensavo al consi-
glio che m avrebbe dato mio padre.
Hai torto? Sì. E allora domandagli scusa. Ma
questo io non osavo di farlo, avevo vergogna d umiliar-
mi. Lo guardavo di sott occhio, vedevo la sua maglia
scucita alla spalla, forse perché aveva portato troppe le-
gna, e sentivo che gli volevo bene, e mi dicevo: Corag-
gio! ma la parola scusami mi restava nella gola.
Egli mi guardava di traverso, di tanto in tanto, e mi pa-
reva più addolorato che arrabbiato. Ma allora anch io lo
guardavo bieco, per mostrargli che non avevo paura.
Letteratura italiana Einaudi 173
Edmondo De Amicis - Cuore
Egli mi ripeté: Ci rivedremo fuori! Ed io: Ci rive-
dremo fuori! Ma pensavo a quello che mio padre
m aveva detto una volta: Se hai torto difenditi; ma non
battere! Ed io dicevo tra me: mi difenderò, ma non
batterò. Ma ero scontento, triste, non sentivo più il
maestro. Infine, arrivò il momento d uscire. Quando fui
solo nella strada, vidi ch egli mi seguitava. Mi fermai, e
lo aspettai con la riga in mano. Egli s avvicinò, io alzai la
riga. No, Enrico, disse egli, col suo buon sorriso, fa-
cendo in là la riga con la mano, torniamo amici come
prima. Io rimasi stupito un momento, e poi sentii co-
me una mano che mi desse uno spintone nelle spalle, e
mi trovai tra le sue braccia. Egli mi baciò e disse: Mai
più baruffe tra di noi, non è vero? Mai più! mai più!
risposi. E ci separammo, contenti. Ma quando arrivai a
casa e raccontai tutto a mio padre, credendo di fargli
piacere, egli si rabbruscò e disse: Dovevi esser tu il pri-
mo a tendergli la mano, poiché avevi torto. Poi sog-
giunse: Non dovevi alzar la riga sopra un compagno
migliore di te, sopra il figliuolo d un soldato! E strap-
patami la riga di mano, la fece in due pezzi e la sbatté
nel muro.
Letteratura italiana Einaudi 174
Edmondo De Amicis - Cuore
Mia sorella
24, venerdì
Perché, Enrico, dopo che nostro padre t aveva già rim-
proverato d esserti portato male con Coretti, hai fatto an-
cora quello sgarbo a me? Tu non immagini la pena che
n ho provata. Non sai che quand eri bambino ti stavo per
ore e ore accanto alla culla, invece di divertirmi con le mie
compagne, e che quand eri malato scendevo da letto ogni
notte per sentire se ti bruciava la fronte? Non lo sai, tu
che offendi tua sorella, che se una sventura tremenda ci
colpisse, ti farei da madre io, e ti vorrei bene come a un fi-
gliuolo? Non sai che quando nostro padre e nostra madre
non ai saranno più, sarò io la tua migliore amica, la sola
con cui potrai parlare dei nostri morti e della tua infanzia,
e che se ci fosse bisogno lavorerei per te, Enrico, per gua-
dagnarti il pane e farti studiare, e che ti amerò sempre
quando sarai grande, che ti seguirò col mio pensiero quan-
do andrai lontano, sempre, perché siamo cresciuti insieme
e abbiamo lo stesso sangue? O Enrico, stanne pur sicuro,
quando sarai un uomo, se t accadrà una disgrazia, se sarai
solo, sta pur sicuro che mi cercherai, che verrai da me a
dirmi: Silvia, sorella, lasciami stare con te, parliamo di
quando eravamo felici, ti ricordi? parliamo di nostra ma-
dre, della nostra casa, di quei bei giorni tanto lontani. O
Enrico, tu troverai sempre tua sorella con le braccia aper-
te. Sì, caro Enrico, e perdonami anche il rimprovero che ti
faccio ora. Io non mi ricorderò di alcun torto tuo, e se an-
che tu mi dessi altri dispiaceri, che m importa? Tu sarai
sempre mio fratello lo stesso, io non mi ricorderò mai d al-
tro che d averti tenuto in braccio bambino, d aver amato
padre e madre con te, d averti visto crescere, d essere stata
per tanti anni la tua più fida compagna. Ma tu scrivimi
una buona parola sopra questo stesso quaderno e io ripas-
serò a leggerla prima di sera. Intanto, per mostrarti che
non sono in collera con te, vedendo che eri stanco, ho co-
Letteratura italiana Einaudi 175
Edmondo De Amicis - Cuore
piato per te il racconto mensile Sangue romagnolo, che tu
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